Tosca è una fidanzata automatica?”

Ovvero:

Le voci delle cose

piccola antologia/ontologia del teatro pucciniano





Con la partecipazione di Maurizio Ferraris


Joo Ye Won, Ekaterina Gaidanskaya e Francesca Ruospo, soprani

Külli Tomingas, mezzosoprano

Riccardo Massi, tenore

Luca Schieppati, pianoforte




Il teatro pucciniano è anche un teatro di cose, un luogo in cui zimarre, cuffiette, tabarri, nastri, pezzuoline, papaline e via elencando si offrono al nostro sguardo e si impongono alla nostra attenzione. E proprio questa ricorrente, inusitata presenza di “articoli da emporio di modeste dimensioni” ha attratto la curiosità di Maurizio Ferraris, professore di filosofia teoretica all'Università di Torino, direttore del Centro Interuniversitario di Ontologia Teorica e Applicata, e autore di saggi (basti qui citare i recenti “Dove sei? - Ontologia del telefonino”, “Il tunnel delle multe” e “La fidanzata automatica”) che gettano una nuova luce sugli oggetti della vita quotidiana, compresi quei particolarissimi “oggetti sociali” che sono le opere d'arte.

Lo spettacolo “Tosca è una fidanzata automatica? - Ovvero: Le voci delle cose – piccola antologia/ontologia del teatro pucciniano”, alternando l'esecuzione di Arie e Duetti di Puccini, a cura di giovani voci già avviate in prestigiose carriere internazionali accompagnate al pianoforte da Luca Schieppati, con interventi del professor Ferraris, metterà in scena una sorta di dizionarietto filosofico-musicale, dove la profondità dei temi trattati non andrà mai disgiunta da un tono divulgativo e da una accattivante teatralità.


Lo spettacolo durerà circa due ore, più un intervallo di circa 15 minuti















0) Premessa fuori programma e (quasi) senza parole:

Les oiseaux dans la charmille”, Aria di Olympia da "Les Contes d'Hoffmann" di Jacques Offenbach


1) Articoli da soffitta di modeste dimensioni


da “Bohème”:Aria “Mi chiamano Mimì...”

Duetto “O soave fanciulla...”

Valzer di Musetta, “Quando me'n vo'...”

Il costante successo che accompagna Bohème dalla prima torinese del 1896 fino ai nostri giorni è frutto del felice connubio di più qualità. La prima, è evidente, è la seducente freschezza dell'ispirazione pucciniana; ma eguale importanza possiamo ritenere abbia avuto la verosimiglianza della parte scenica, sia per il vivido ritratto di sartine, midinettes, viscontini supponenti e artisti squattrinati, che ben più dei paludati, improbabili personaggi della precedente tradizione melodrammatica offrono a un pubblico sempre meno elitario la possibilità di una piena adesione mimetica; sia per la delimitazione di uno spazio scenico ove luoghi e oggetti della quotidianità valgono esattamente per quel che sono (prova ne sia il fatto che finora, a quanto mi risulta, a nessun regista, neanche ai più scellerati seguaci di sedicenti avanguardie, è venuto in mente di ambientare quest'opera altrove che a Parigi, nè di trasformare le cuffiette in elmetti, o le zimarre in perizomi). Togliete a Mimì il lume e la chiave, e non avrete la fine del primo atto; per accendere il fuoco nella fredda soffitta di Rodolfo, serviranno le sue poesie, ricondotte alla loro cartacea materialità (i bohemiens del 2000, con il loro notebook, certo scrivono più in fretta, ma rischiano di morire di freddo, oltre che di fame); ed è una scarpina ad esemplificare la capricciosa volubilità di Musetta, così come poi un manicotto ne rivelerà la nobile generosità.


2) Lettere, testamenti e altre scartoffie, ovvero: o la carta o la (nuda) vita


dal Tabarro: Se voi sapeste gli oggetti strani, Aria di Frugola

Nel periodo aureo dell'opera italiana gli esperti distinguevano arie di sortita, arie di bravura, perfino arie di sorbetto e di baule; ebbene, l'aria di Frugola dal Tabarro può ben inaugurare un nuovo genere sfuggito all'acribia catalogatoria dei melomani settecenteschi: l'Aria dell'Ontologo.

Dal sacco di Frugola, una clochard dal carattere diviso tra pulsioni anarchiche e sentimentalismo piccolo-borghese, esce di tutto:

Se tu sapessi gli oggetti strani

che in questa sacca sono racchiusi!

Guarda! guarda!

è per te questo ciuffo di piume.

Trine e velluti, stracci, barattoli.

Vi son confusi gli oggetti strani.

Fin qui la consueta bottega di rigattiere già osservata in Bohème; ciò che segue ci offre invece lo spunto per ulteriori considerazioni:
i documenti -- di mille amori.
Gioie e tormenti -- quivi raccolgo..."

oggetti, dunque, che valgono più di quello che sono, primordiali iscrizioni di patti tra individui, non più pezzi di carta ma lettere d'amore, non più anelli o capi di vestiario, bensì pegni di fedeltà eterna (si fa per dire, visto che stavano nella spazzatura) e feticci amorosi.

da Suor Angelica: Aria di Angelica, "Senza mamma"

Per rivalutare il Principe Padre manzoniano, ci voleva la Zia Principessa: dopo aver letto il bel libretto di Giovacchino Forzano per Suor Angelica, del padre di Gertrude si potrà considerare che, nonostante tutto, alla figlia qualche bambola pur la regalava; non così la Zia Principessa, che si reca da Suor Angelica senza dono alcuno, anzi per estorcere ciò di cui ha bisogno:

"Ecco la pergamena. Voi potete osservarla, discuterla, firmarla"

Quanto importante è dunque quel nome e cognome autografo che chiamiamo firma, se tanta durezza viene impiegata per ottenerla da una creatura debole e indifesa come una povera orfana, reclusa da sette anni in un convento, abbandonata e disprezzata da tutti i parenti per

"la colpa di cui macchiaste il nostro bianco stemma"

Angelica non ha più nulla, né affetti familiari, né posizione sociale, è davvero ridotta a una nuda vita sottomessa all'autorità, certo auspicabilmente non malevola ma comunque assoluta e incondizionata, della disciplina claustrale. Ciononostante un filo ancora la lega al mondo esterno, ai diritti individuali per lei definitivamente perduti: quel filo sottile di inchiostro che lei sola può vergare.

da “Gianni Schicchi”: Aria di Lauretta, “O mio babbino caro...”

Ci sono però casi nei quali non c'è durezza né mancanza di scrupoli che possa estorcere una firma; alludo all'eventualità che l'agognato autografante non ci possa più tener compagnia in questa valle di lacrime; in questo caso è d'uopo l'ingegno di Gianni Schicchi, onde

falsificare in sé Buoso Donati,

testando e dando al testamento norma

(come sappiamo, Dante si ferma qui nel ritrarre l'intraprendente falsario; e il fatto che solo grazie a questi pochissimi endecasillabi, sette secoli più tardi, una figura di cui altrimenti nulla avremmo saputo sia potuta diventare protagonista di una commedia di così potente realismo, è prova evidente di quanto forte sia la presenza nel nostro animo di quella "ontologia invisibile" in cui vivono e si perpetuano tutti i personaggi della letteratura di tutti i tempi)

Con l'aria di Lauretta Puccini sembra voler smascherare, demistificare il puccinismo: la figlia di Schicchi sfodera una melodia che ben si inserirebbe in Boheme, Tosca o Butterfly, con quel candore sentimentale che sembrerebbe voler suscitare approvazione ed identificazione nell'ascoltatore; ma a che pro tanto languore? Per una truffa, perbacco, per imporre il ricatto degli affetti a un padre che, pur propenso quant'altri mai ad azioni da furbetto del quartierino, stava una volta tanto per desistere da una mala impresa. Stiamo attenti dunque alla lacrimuccia facile mentre ascoltiamo il Babbino caro: sarebbe anch'essa una di quelle lacrimette che diabolicamente ci tolgono qualcosa, in questo caso l'apprezzamento della geniale ironia, del beffardo sarcasmo di Giacomo Puccini.


3) Matrimoni e anni di galera


Madama Butterfly: Dovunque al mondo, Aria di Pinkerton

Scena "Izaghi ed Izanami" e Aria di Butterfly, “Un bel dì vedremo...”

Benjamin Franklin Pinkerton ha due mogli, ma non è bigamo; questo perché il primo matrimonio, quello con la geisha Cio-Cio-San, pur suggellato da uno dei più bei duetti d'amore mai scritti, è stato celebrato a Nagasaki (inutile dire che un americano a Nagasaki ci suona già più sinistro di quello a Parigi, soprattutto se canta versi come

Dovunque al mondo lo Yankee vagabondo

si gode e traffica sprezzando i rischi...

...Affonda l'ancora alla ventura

finché una raffica

scompigli nave e ormeggi, alberatura.

La vita ei non appaga

se non fa suo tesor

i fiori d'ogni plaga...

...America for ever!)

secondo "l'uso giapponese", ovvero

per novecentonovantanove anni,

con facoltà, ogni mese,

di rescindere i patti

La moglie americana Kate, invece, in modo poco esotico ma assai efficace, è tutelata da carte, timbri, firme e, immaginiamo, benedizioni ecclesiastiche. Kate, insomma, ha le carte in regola, Butterfly no, e al pari di una odierna sans-papiers è in balìa della volontà, o del capriccio, altrui.

Suzuki, la cameriera di Cio-Cio-San, ha l'abitudine di pregare di fronte alle statuette di alcune divinità orientali.

"Pigri ed obesi/ son gli Dèi giapponesi"

la rimprovera la sua padrona, che per amore di Pinkerton si è pure convertita al cristianesimo. Suzuki però continua imperterrita il rituale borbottio di suoni senza senso, l'idolo ligneo le offre comunque il senso di una appartenenza e il giovamento di una speranza; tanto più che poco può aspettarsi da altri idoli maneggiati nella stessa prima scena del secondo atto, le poche monete rimaste nel salvadanaio, insufficienti a risollevare le prospettive delle due donne nonostante la di gran lunga maggiore estensione del loro culto.

da “Tosca”: Aria di Cavaradossi, “E lucevan le stelle”

Per associazione di idee, (anche se non propriamente "libera", visti entrambi gli argomenti), dall'infelice matrimonio di Butterfly passiamo alla prigionia di Cavaradossi; sulla terrazza di Castel S. Angelo egli attende la fucilazione, quando irrompe Tosca con un salvacondotto per entrambi. Il documento è autentico, ed è perfettamente valido, ma in uno stato di polizia quale è la Roma papalina dove spadroneggiano gli sbirri del bieco barone Scarpia, più delle carte contano gli ammiccamenti, le strizzate d'occhio, i sottintesi tra sodali nell'esercizio di un potere illimitato ed arbitrario, così che la finta esecuzione apparentemente promessa si rivela essere una sardonica beffa aggiunta all'irreparabile danno.


...come un intervallo: da “Madama Butterfly”, Duetto “Tutti i fior”


4) Cose che fingono di essere persone


da Tosca: Vissi d'arte

Ormai anche per noi "E' giunta l'ora"; non (chi temeva o sperava si rilassi), come per Cavaradossi, di ricongiungerci agli avi; bensì di tentare una risposta alla domanda d'esordio: Tosca è una fidanzata automatica? Oppure anche: di che cosa visse Tosca, oltre che d'amore (sulla cui entità non ci pronunciamo, rimandando magari a un successivo spettacolo l'indagine sull'ontologia del medesimo)? Di che vive chi vive d'arte, oltre che di "tanto onor, poco contante"?


da “La Rondine”: Aria di Magda “Chi il bel sogno di Doretta”

Nella Rondine assistiamo a un brillante gioco di società: il giovane e sentimentale Prunier siede al pianoforte ed esegue a un salottiero uditorio l'inizio della sua ultima canzone; ma a un certo punto si ferma, il finale gli manca; chiede galantemente aiuto a Magda, che accetta l'invito e improvvisa la seconda strofa. Nella finzione scenica assistiamo alla creazione di un'opera poetica e, in parte, musicale (Magda riprende la melodia di Prunier, pur variandola in alcuni dettagli); in realtà, i cantanti impegnati in quest'Aria stanno semplicemente riproducendo quanto scritto da Puccini in partitura; ciò è ovvio, ma la scenetta voluta da Puccini è comunque un modo semplice e immediato per cogliere la natura di oggetto della musica anche a dispetto della sua potente, per quanto illusoria, evocazione di una germinazione spontanea dalle voci e dai suoni degli interpreti.

dal Tabarro: Aria del venditore di canzonette

Una delle possibili risposte alla domanda "che cos'è una cosa", potrebbe essere: "Qualcosa che si può vendere"; ecco dunque che la presenza di un Venditore di canzonette sulla scena del Tabarro è già rivelatore della possibile identificazione delle opere d'arte con degli oggetti, per quanto assai particolari. Esemplare in questo senso la citazione, alla fine di ogni strofa di questa breve canzonetta, del tema di Mimì dalla Boheme, che ci offre, come già nel Babbino caro dello Schicchi, un effetto di straniamento simile a quello dei coevi collages di Braque, o di Picasso, nonché la possibilità di uno sguardo retrospettivo su tutto il "puccinismo" delle prime opere, ovvero un linguaggio stilisticamente coeso e apparentemente ingenuo, ma in realtà abilissimo nel manipolare la nostra emotività con un utilizzo scaltro e spregiudicato di tensioni e distensioni armoniche.


...come una conclusione: da “Turandot”, Aria di Calaf, “Nessun dorma”


La celeberrima Aria di Calaf dalla Turandot vorrebbe offrire un approdo rassicurante al termine di un percorso nella cui follia spero fosse sempre visibile il metodo. In più, l'esortazione del primo verso mi sembra ben rappresenti l'atteggiamento vigile di chi voglia osservare e, per quanto possibile, comprendere tutto ciò che di visibile o invisibile si offre tra terra e cielo al nostro sguardo. Che è quanto si è cercato di fare, con l'incomparabile aiuto del teatro pucciniano, in questa occasione.
















Maurizio Ferraris (Torino, 07/02/1956) è, dal 1995, professore ordinario di Filosofia teoretica nella Facoltà di Lettere e filosofia della Università di Torino, dove dirige il Centro Interuniversitario di Ontologia Teorica e Applicata (CTAO). È stato direttore di programma al Collège International de Philosophie (Parigi), visiting professor in numerose università (Colorado Springs, Monterrey, Ginevra, Montpellier, Lipsia…) e, a più riprese, borsista della Alexander von Humboldt-Stiftung (Bonn). Collabora al supplemento culturale de Il Sole 24 Ore e a Il Manifesto, dirige la Rivista di estetica.

Ha scritto una trentina di libri, tra cui la Storia dell’ermeneutica (Milano, Bompiani 1988), giunta alla quinta edizione e tradotta in inglese e in spagnolo, Estetica razionale (Milano, Cortina 1997), che ha rilanciato il dibattito sull’estetica come teoria della percezione. Tra i più recenti: Una ikea di università (Milano, Cortina 2001), Il mondo esterno (Milano, Bompiani 2001), Ontologia (Napoli, Guida 2003), Introduzione a Derrida (Roma-Bari, Laterza 2003, seconda edizione 2004). Dove sei? Ontologia del telefonino, Milano, Bompiani, pp. 294 (2005, seconda edizione 2006); Jackie Derrida. Ritratto a memoria, Torino, Bollati Boringhieri, pp. 120 (2006); Babbo Natale, Gesù Adulto. In cosa crede chi crede?, Milano, Bompiani, pp. 151 (2006); Sans Papier. Ontologia dell'attualità, Rome, Castelvecchi, pp. 233 (2007); La Fidanzata Automatica, Milano, Bompiani, pp. 204 (2007); Il tunnel delle multe. Ontologia degli oggetti quotidiani, Torino, Einaudi, pp. 284 (2008); Storia dell'ontologia (con altri autori), Milano, Bompiani, pp. 826 (2008). Goodbye Kant! Cosa resta oggi della Critica della ragion pura (Milano, Bompiani 2004) è giunto in pochi mesi alla terza edizione, vendendo diecimila copie.


Ye Won Joo nasce a Seoul nel 1985 studia violoncello, pianoforte, e all’età di 16 anni si trasferisce in Italia dove inizia lo studio del canto con il M° Riccardo Serenelli, con cui si diploma all’età di 17 anni con 10 e lode presso il conservatorio "G. B. Pergolesi" di Fermo. A 19 anni entra all’Accademia di Arti e Mestieri dello spettacolo del Teatro alla Scala di Milano e a 20 anni debutta nel ruolo di Fauno nell’Ascanio in Alba di Mozart. Si è esibita numerose volte in concerto ed in opera sempre al Teatro alla Scala sotto la guida dei maestri Myung Whun Chung, Lothar Koenigs, Nir Kabaretti, Niksa Bareza, Christopher Franklin, Tiziano Severini, Riccardo Chailly, Giovanni Antonini, Ottavio Dantone e con registi quali Michael Hampe, Luca Ronconi, Franco Ripa di Meana, Keita Asari, Stéphane Braunschweig ed altri. Ha inoltre debuttato nelle seguenti opere: Lucia di Lammermoor (Lucia), Rigoletto (Gilda), La Bohéme (Musetta), Sogno di una notte di mezza estate (First Fairy), Jenůfa (Jano), Così fan tutte (Despina) e nel mese di marzo 2008 ha interpretato il ruolo di Lauretta nel Gianni Schicchi sotto la direzione del M° Chailly cantando a fianco del M° Leo Nucci e del M° Juan Pons al Teatro alla Scala di Milano. Ha effettuato numerosi concerti in Corea e in Italia in prestigiosi teatri. È stata ospite a trasmissioni televisive e radiofoniche e più volte sulla rete nazionale italiana RAI. Ha avuto recensioni e interviste su importanti quotidiani che la definiscono un vero prodigio. Parla fluentemente l’inglese e l’italiano tanto d’aver meritato 10 e lode nell’esame di letteratura poetica-drammatica. È stata finalista nel 2005 al concorso Zandonai, 3° premio al concorso Leoncavallo e nel mese di luglio dello stesso anno ha vinto il concorso indetto dalla ”Accademia di Arti e Mestieri dello Spettacolo” del Teatro alla Scala di Milano dove si è perfezionata sotto la guida dei soprani Luciana Serra e Leyla Gencer nonchè con i maestri del Teatro alla Scala. Si è inoltre perfezionata con Louis Alva, Renato Bruson e Mirella Freni. Prossimamente sarà Elvira in Italiana in Algeri al Teatro Verdi di Trieste, e Zerlina in Fra Diavolo al Teatro dell’Opera Giocosa Chiabrera di Savona.


Ekaterina Gaidanskaya nasce a Mosca nel 1978. Inizia a studiare canto nella sua città con Rusana Lisizian, figlia del celebre baritono Pavel Lisizian. Dopo essersi laureata nel 1999 all’Università Statale di Scienze Umanistiche, si trasferisce in Italia per perfezionarsi nell’opera italiana presso il Conservatorio “N. Paganini” di Genova, dove si è diplomata nel 2004 con il massimo dei voti sotto la guida di Carmen Vilalta. Ha tenuto vari recital di musica lirica e da camera in Italia e all’estero, presentando programmi che spaziano dalla musica antica a quella contemporanea, fra i quali si segnalano, nel febbraio e nell’aprile del 2001, il recital in memoria di Miecio Horzowski presso la Società del Giardino di Milano e l’Auditorium Montale di Genova.Nel marzo 2002, al Teatro Gustavo Modena di Genova, ha partecipato a uno spettacolo-concerto dedicato a musiche di Astor Piazzola sotto la direzione di Massimiliano Damerini. Nel maggio 2002, sempre al Teatro Modena, ha debuttato il ruolo di Arminda nella Finta Giardiniera di Mozart. Nel dicembre 2002 ha vinto il Primo Premio di canto liederistico al 4° Concorso Musicale Internazionale “Isole Borromee” di Verbania. Nel maggio 2005 ha vinto il Primo Premio al Concorso Città di Assisi, e, nello stesso anno, è stata finalista al Concorso di Musica Sacra di Roma. Ha preso parte per diversi anni al Festival Internazionale di Musica Sacra di Varazze cantando come solista nella Messa dell’Incoronazione K. 317 di Mozart, nello Stabat Mater di Pergolesi e nel Gloria di Vivaldi. Nel novembre 2003 ha tenuto concerti presso l’Associazione Musicale “Pasquale Anfossi” di Genova eseguendo Lieder di Wolf, Prokof’ev e Berlioz. Nel 2004 ha debuttato il ruolo di Elisetta nel Matrimonio segreto di Cimarosa al Teatro Gustavo Modena di Genova. Nel novembre dello stesso anno, insieme al Maestro Massimiliano Damerini, ha eseguito, nella Sala del Conservatorio “N. Paganini” di Genova, in presenza dell’autore, Cancion di Luis De Pablo, per soprano clarinetto e pianoforte. Nell’agosto del 2004 ha debuttato il ruolo di Adalgisa (Norma) nella stagione lirica di Varese Ligure, mentre nel 2005 ha interpretato il ruolo di Arminda (Finta Giardiniera) a La Spezia. Nell’agosto 2005 ha debuttato il ruolo di Nedda (Pagliacci) nuovamente nella stagione di Varese Ligure. Recentemente ha vinto un premio speciale all’undicesima edizione del Concorso Internazionale “Giambattista Velluti” di Dolo (Venezia). Nel dicembre 2006 ha eseguito in prima assoluta, alla Casa Paganini di Genova, Nodi di Massimo Pastorelli, per soprano flauto e pianoforte, su testi scritti appositamente da Edoardo Sanguineti.Nel febbraio 2007 ha debuttato nel Didone ed Enea di Purcell e nel Satyricon di Maderna nei teatri di Livorno, Lucca, Pisa, sotto la direzione di Luca Pfaff. A giugno 2007 debutterà in Alfred,Alfred di Donatoni al Teatro Filarmonico di Verona, nuovamente diretta da Luca Pfaff. E' stata allieva dell'Accademia per cantanti lirici del Teatro alla Scala di Milano.


Francesca Ruospo è nata a Conversano (BA) nel 1981, ha intrapreso gli studi musicali dapprima dedicandosi allo studio del Pianoforte e successivamente a quello del Canto. Nel luglio 2001 si è diplomata in Canto Lirico con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari, sotto la guida del Maestro Luigi De Corato.Partecipa negli anni 1997 e 1998 a diverse Masterclass di canto presso il Conservatorio “E. Duni” di Matera con il M° Claudio Desderi, ricevendo una borsa di studio come giovane talento. Vincitrice:del Secondo Premio della V Edizione del Premio Nazionale di Canto Lirico, Borsa di Studio “Valerio Gentile”;nell’ottobre 2003, della Borsa di Studio della XX Edizione del Concorso “Maria Caniglia” di Sulmona; nello stesso mese della Borsa di Studio assegnatale dalla Fondazione “Boris Christoff” in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma;nell’agosto 2004, del Primo Premio del Concorso Internazionale di Canto “Mario Lanza”;nel novembre 2004, del Secondo Premio della XI Edizione del Concorso Internazionale “Tito Schipa”;nel luglio 2005, del Concorso di ammissione all’Accademia di Perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala di Milano;nell’agosto 2006, del Secondo Premio del Concorso internazionale “Leyla Gencer”;nel settembre 2007 del Secondo Premio del Concorso Internazionale di Canto di Ravello.Ha frequentato l’Accademia Lirica Internazionale di Katia Ricciarelli e l’Ateneo Internazionale della Lirica di Sulmona dove ha potuto seguire i corsi di -fra gli altri- Mirella Freni, Luciana Serra, Antonietta Stella, Gianni Raimondi, Claudie Verhaeghe, Dario Lucantoni, Italo Nunziata, e partecipa a diversi concerti organizzati dalla suddetta Accademia presso il Teatro “Maria Caniglia”.Ha interpretato:la Marchesa ne “La Cecchina Maritata” di N. Piccinni, allestita dal Conservatorio di Bari;Ines ne “Il Trovatore” di G. Verdi presso il Teatro Marchetti di Camerino nell’ aprile 2004; al Teatro Piccinni di Bari nel gennaio 2005 sotto la direzione del M° Massimiliano Stefanelli:Corinna ne “Il Viaggio a Reims” di G. Rossini presso il Teatro Marrucino di Chieti sotto la direzione del M° Dario Lucantoni;Suor Angelica di G. Puccini (ruolo principale) presso il Teatro Comunale di Modena,Piacenza.Dorabella nel “Così Fant Tutte” di Mozart presso il Teatro alla Scala di Milano sotta la direzione del M° Ottavio Dantone e la regia di Micheal Hampe nel novembre 2007; lo stesso ruolo è stato interpretato il mese successivo presso il Teatro Piccolo di Milano sotto la direzione del M° Christopher Franklin e la regia di Giorgio Strehler ripresa da Carlo Battistoni. Ha inoltre interpretato lo “Stabat Mater” di G.B. Pergolesi, il “Gloria” di A. Vivaldi e la “Passio Christi” del M° Antonello Neri (prima esecuzione assoluta).


Külli Tomingas, mezzo-soprano, nata in Estonia, inizia lo studio di canto presso il Ginnasio Umanitario di Pärnu e al Conservatorio di Tallinn(sotto la guida di Tiina Palmer e Urve Tauts). Debutta nel Teatro Endla di Pärnu (produz.Opera di Pàrnu), nel ruolo di Marcellina nelle "Nozze di Figaro" di Mozart (dir.da Rolf Gupta, reg. Elmo Nùganen).Interpreta Pierrot Lunaire di A. Schoenberg prodotto dall'Opera di Pärnu,dir. Andrus Kallastu,reg. Rein Laos.(In Italia,Pierro Lunaire,con l'ensemble da camera dell'orchestra Guido Cantelli) Per il Teatro Endla è Sharon nella "Masterclass" di T. Mac Nelly(reg.Vilimaa) .E la Dritte Mädchen nella " Elektra" di R. Strauss(produz.Opera di Pàrnu,reg.R.Laos) Si è diplomata presso il Conservatorio di Piacenza, sotto la guida di A. Tabiadon, studiando in seguito a Milano con Bianca Maria Casoni. Si è segnalata in diversi Concorsi internazionali: "Roero in Musica","Nino Carta"di Moncalieri, Titta Ruffo di Pisa, Ismaele Voltolini, Riccardo Zandonai di Riva del Garda e Voice Masters di Monte Carlo. Ha frequentato Masterclasses con Matti Pelo,Leyla Gencer, Luciana Serra, Claudio Desderi ,Katia Ricciarelli e Enzo Dara. E' stata Marcellina nelle "Nozze di Figaro" di Mozart -Opera Rinata di Torino,Rosina nel "Barbiere di Siviglia" di Rossini-Opera da Camera di Milano presso il Teatro di S.Lorenzo (dir. Matteo Beltrami) alTeatro Lirico di Magenta(dir.Andrea Raffanini)al Festival di Cunardo (dir.Salvo Sgrò), Suor Dolcina , Seconda Conversa e Maestra delle Novizie nella "Suor Angelica" di Puccini(dir.Gioele Muglialdo), Moglie di Noè nell'"Arca di Noè" di B. Britten (dir. Pietro Borgonovo per l'Orchestra Sinfonica G. Verdi di Milano) in Auditorium Verdi di Milano, Cherubino nelle Nozze di Figaro-Opera da Camera di Milano (dir.M. Beltrami) e nello Spazioteatro 89 di Milano.Inoltre in varie stagioni musicali milanesi ha cantato i ruoli di Dorabella (Così fan tutte), e Sesto (Clemenza di Tito) di Mozart . La Prima Strega nel Dido and Aeneas di Purcell - Teatro Goldoni di Livorno,Teatro Giglio di Lucca e Teatro Verdi di Pisa e Fortunata in Satyricon di Bruno Maderna -Teatro Goldoni di Livorno (dir. Luca Pfaff; reg. Andrea De Rosa.) Zerlina nel Don Giovanni- SpazioTeatro89. Lola in Cavalleria rusticana di Mascagni a Como e a Belgirate (dir.Antonio Greco,reg.Jordi Bernaus).Flora in Traviata di G.Verdi al Teatro Sociale di Rovigo(dir.Tiziano Severini,reg Denis Krief). Ha cantato il Requiem di Mozart al Teatro Sociale di Brescia (dir. G. Sorbi ), nel Duomo di Voghera (dir.M. Beltrami ),al Teatro Garau di Oristano, nella Chiesa del Carmine di Pisa (dir.G. P. Mazzoli ). Lo Stabat Mater di Pergolesi con l’orchestra “G.Strehler” di Milano,con gli Archi della Scala e dell'Accademia delle Opere (dir.D.Montrone) a Verbania,al Teatro di Crema e nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano, per le Serate Musicali. Ha eseguito un vasto repertorio cameristico in duo con il pianista Luca Schieppati, tenendo concerti in sale quali il Museo del Teatro alla Scala, Palazzo Visconti a Milano; la Sala Tallone all'Isola di S. Giulio; Teatro Alfieri di Torino; villa Medici-Giulini a Briosco; Pärnu Oistrahk Festival in Estonia,Palazzo Ducale di Lucca,Festival di Sorrento, Villa d'Este a Tivoli, Villa Malfitano a Palermo , Sala Bösendorfer a Vienna e Teatro Coccia di Novara.


Riccardo Massi, tenore, introdotto alla musica lirica in tenera eta’ dal padre,sviluppa presto una passione per questa e comincia a far ascoltare la sua voce. Incoraggiato da chi lo ascolta decide di recarsi a Roma dove il suo futuro maestro,David Holst,gli consiglia di trasferirsi nella capitale non appena conclusi gli studi secondari.

Nel 2004,Debutta ufficialmente al Wexford Opera Festival,in Irlanda interpretando il ruolo del Conte Libenskof ne"il viaggio a Reims" di Rossini,Ramiro ne "l'Heure Espagnole" di Ravel, e Buffel in "Prinzessin Brambilla" di Braunfels,collaborando col maestro Daniele belardinelli.

Segue una intensa attivita' concertistica,e nel 2007 vince il concorso per l'Accademia del teatro alla Scala dove tuttora è impegnato.


Luca Schieppati, nato a Milano, si diploma con lode e menzione d'onore nel Conservatorio della sua città sotto la guida di Paolo Bordoni, perfezionandosi poi a Roma con Aldo Ciccolini. Vincitore o premiato in numerosi concorsi nazionali e internazionali ( "Muzio Clementi" di Firenze, "Mozzati" di Milano, "Rendano" di Roma, "Gorgni" di Piacenza, Stresa, Trani , Meda; Savona, Como, "Rina Sala Gallo" di Monza , "Pozzoli" di Seregno, "Philips-Opera prima" di Milano), ha suonato in alcuni dei principali centri musicali italiani, esibendosi per prestigiose istituzioni concertistiche, quali, le Serate Musicali e la Società dei Concerti di Milano, la Società del Quartetto di Bergamo, gli Amici di Verdi di Busseto, il David Oistrach Festival in Estonia; ha inoltre tenuto recitals per il Teatro Regio di Torino (partecipando a integrali beethoveniane e chopiniane, , il Teatro Grande di Brescia il Comunale di Piacenza, l'Alighieri di Ravenna, il Rossini di Lugo, il Verdi di Trieste, il Valli di Reggio Emilia, il Bibiena di Mantova, il Salieri di Legnago. Ha più volte partecipato alle stagioni musicali del museo Poldi Pezzoli di Milano, suonando Mozart, Chopin e Liszt su fortepiani "Pleyel", "Walter" e “Boisseleau” appartenenti alla collezione Giulini. Sul pianoforte Steinway appartenuto a Liszt conservato presso il Museo del Teatro alla Scala, ha eseguito nel 2001 l'integrale delle Parafrasi di Franz Liszt da Opere di Giuseppe Verdi, nel 2002 le Stagioni di Tchaikovskij.Oltre che dai suoni del passato, Luca Schieppati è attratto anche da quelli del presente e del futuro: sul versante della musica contemporanea è stato protagonista di numerose prime esecuzioni di opere di importanti Autori, quali Jose Manuel Lopez-Lopez, Sonia Bo, Dario Maggi. Ha collaborato come solista con importanti orchestre quali la RTV di Zagabria, l'Orchestra di Stato romena, l'Ensemble "En Blanc et Noir" di Venezia, l'Orchestra Guido Cantelli di Milano, collaborando con direttori quali Daniele Agiman, Aldo Sisillo, Anton Marek, Alberto Veronesi, Flavio Emilio Scogna, Daniel Pacitti. Come camerista si è esibito in varie formazioni assieme ad importanti musicisti. Si ricordano in particolare le esperienze insieme ai violinisti Giulio Franzetti, Crtomir Siskovic, Alexandr Trostianskj, Stefano Montanari, Anna Minella, ai violoncellisti Luca Fiorentini and Rustam Komatchkov, ai clarinettisti Fabrizio Meloni, Denis Zanchetta, Alessandro Travaglini, all'oboista Francesco Di Rosa, ai pianisti Antti Siirala, Corrado Greco, Natalia Katyukova. Notevole anche l'impegno come collaboratore di cantanti, sia con divi del Belcanto come Luciana Serra, sia con giovani emergenti. Con il mezzosoprano Külli Tomingas forma il Duo “L'Originale e la Copia”, da anni apprezzato per i programmi che alternano musica vocale e trascrizioni per pianoforte solo. Apprezzato anche come conferenziere, i suoi concerti diventano spesso un utile momento per approfondire la conoscenza dei brani in programma. Particolarmente portato per la didattica, nel 1995 è risultato primo nella graduatoria del Concorso per esami e titoli a cattedre nei Conservatori per l'insegnamento di pianoforte principale. E’ titolare della cattedra di pianoforte principale presso il Conservatorio “Guido Cantelli” di Novara. E’ regolarmente invitato a far parte della Giuria di vari concorsi pianistici (Rendano di Roma, Mozzati di Milano, Ravenna, Perugia, Trani, etc.), e dal 2008 è direttore artistico del concorso “Spazioteatro89, Premio Encore! - Shura Cherkassky”. Convinto dell’importanza della divulgazione culturale, da alcuni anni è responsabile delle attività musicali di varie Cooperative milanesi, con all'attivo l'organizzazione oltre 200 concerti.